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30 aprile 2021L'eclettico Louis Daguerre: dal Diorama all'incontro con Nicéphore Niépce e alla nascita della Fotografia.
Louis Daguerre (1787-1851) è l'uomo passato alla storia per essere l'inventore della dagherrotipia, vale a dire il primo procedimento chimico reso pubblicamente disponibile per lo sviluppo di immagini fotografiche.
Ma come vedremo, quando nel 1839 fu resa pubblica la dagherrotipia, Daguerre era già un uomo molto famoso, grazie alle illusioni create da una forma particolare di spettacolo da lui creata nel 1822: il Diorama.
Inoltre, i meriti di Daguerre sono stati ampiamente sopravvalutati, a danno di quello che può essere considerato il vero inventore della fotografia: Nicéphore Niépce.
Ma andiamo con ordine.
Louis Daguerre, più che un chimico, era innanzitutto un pittore e un abile imprenditore dello spettacolo. Da giovane frequentò i corsi del famoso pittore di Panorami Pierre Prévost
e collaborò alla realizzazione di diverse tele panoramiche (ho parlato dei Panorami qui).
Daguerre era un pittore molto preciso e attento agli effetti di luce e di profondità dell'immagine. La sua grande abilità nel creare spazi illusori gli fu molto utile quando cominciò l'attività di pittore di scenari teatrali. A Parigi, tra il 1817 e il 1822 realizzò numerose scenografie per rappresentazioni teatrali di grande successo, facendosi anche una certa fama.
The Ruins of Holyrood Chapel - dipinto di Daguerre
Nel 1822, quando ancora impazzava la moda dei Panorama, Daguerre si mise in società col collega pittore Charles Bouton per realizzare un nuovo tipo di spettacolo in grado ingannare l'occhio con illusioni iperrealistiche.
Come pittori, Daguerre e Bouton si assomigliano: entrambi erano stati allievi di Prévost, ed entrambi erano abilissimi nei chiaroscuri e negli effetti di profondità. Quando costituirono la loro Società, i due erano entrambi artisti affermati e trovarono facilmente i finanziamenti necessari all'impresa che volevano mettere in atto.
Daguerre e Bouton chiamarono il loro dispositivo Diorama (vale a dire: vedo attraverso). Un altro dei tanti neologismi in orama che sull'onda del successo del Panorama di Barker vennero creati in quegli anni. La parola diorama è oggi ancora molto usata nel campo del modellismo, di solito con riferimento a dispositivi che in verità hanno poco a che fare con l'originale Diorama di Daguerre e Bouton.
Lo spettacolo del Diorama si svolgeva in un grande edificio costruito appositamente a Parigi, nei pressi di Place de la République. Da una scala si accedeva a una grande sala circolare con un anfiteatro capace di 310 posti a sedere. Nell'oscurità più completa, il pubblico si trovava davanti a un vano con un'apertura alta 7 metri e larga 6,50. Sulla parete in fondo, a circa 13 metri dallo spettatore, era fissata la grande tela dipinta del Diorama (22 metri di larghezza e 14 di altezza). Le tele del Diorama, realizzate di volta in volta da Daguerre o Bouton, erano dipinte da entrambi i lati. Sul davanti si mostrava un paesaggio diurno, illuminato dalle grandi vetrate sul soffitto (non visibili al pubblico). Sul retro la tela riportava gli elementi necessari a creare un effetto notte: la luna, lanterne accese, zone oscure, etc. Quando venivano oscurati i finestroni sul soffitto e aperte altre grandi finestre piazzate sul retro della tela, l'immagine notturna del paesaggio si sostituiva a quella diurna in una lenta dissolvenza incrociata che lasciava stupefatti e affascinati gli spettatori.
Lo spettacolo era doppio: dopo aver rimirato per circa un quarto d'ora il primo diorama, la rotonda su cui erano accomodati gli spettatori veniva fatta ruotare meccanicamente e il pubblico si trovava davanti un secondo Diorama che proponeva un nuovo paesaggio con relativo effetto giorno/notte.
Lo spettacolo si replicava tutti i giorni, dal mattino fino al sopraggiungere dell'oscurità della sera.
Il Diorama di Daguerre e Bouton viene spesso associato al Panorama di Robert Barker, come se ne fosse un perfezionamento o una variante. Un po' lo è, ma le differenze sono importanti: se il Panorama offre la sensazione di essere al centro di un paesaggio avvolgente ma statico, la percezione dello spettatore del Diorama è invece quella di di essere affacciato a una finestra dalla quale può comodamente osservare le trasformazioni del paesaggio nello scorrere del tempo.
Le tele dipinte del Diorama di Daguerre e Bouton sono tutte andate perdute. Recentemente è stato ritrovato un quadro di soli 92 X 152 cm. dipinto nel 1834 da Daguerre. E' una sorta di diorama in miniatura. In basso, il retro del dipinto. Quando la tela è illuminata da dietro, si crea l'effetto notte.
Il successo del Diorama fu da subito clamoroso. Per rendersene conto basta leggere la recensione che il grande romanziere Honoré de Balzac ne fece in una lettera alla sorella: Ho visto il Diorama. Daguerre e Bouton hanno stupito tutta Parigi. E' la meraviglia del secolo, una conquista dell'uomo che non mi sarei mai aspettato. Quel briccone di Daguerre ha fatto un'invenzione libertina che farà finire nelle sue tasche una buona parte del denaro di quei buontemponi di parigini. Il biglietto d'ingresso del Diorama era relativamente caro (3 franchi, mentre l'accesso a un Panorama costava 1 franco). Infatti lo spettacolo si rivolgeva a quelle classi agiate e goderecce della Parigi dell'epoca, sempre in cerca di attrazioni e novità sensazionali.
L'industria del giocattolo partecipò alla moda del Diorama producendo parecchi modelli di diorama in scala ridotta. Tra questi vale la pena di ricordare almeno il Polyorama Panoptique (altra parola in orama):
Polyorama Panoptique
E' un Diorama Portatile commercializzato sull'onda del successo del dispositivo di Daguerre. Con questo visore si possono ammirare delle immagini con effetto giorno/notte. L'effetto è creato da due porte separate, una sopra e una dietro l'apparecchio, che vengono aperte e chiuse alternativamente.
Nel 1830 Bouton uscì dal sodalizio con Daguerre e si trasferì a Londra dove aprirà un proprio teatro per Diorami. Daguerre procedette quindi da solo nella realizzazione di nuove grandi tele per il suo spettacolo. Tra i suoi collaboratori si distingueva particolarmente il giovane pittore Hippolyte Sebron.
L'8 marzo del 1839, dopo 17 anni di attività, un improvviso incendio accidentale distrusse l'edificio che ospitava il Diorama e le grandi tele dipinte.
Il Diorama fu costretto a chiudere per sempre.
Questo disastro per Daguerre avrebbe potuto significare la rovina e il fallimento. Ma la fortuna era dalla sua parte: nel rovinoso incendio che distrusse l'edificio che ospitava il Diorama, e dove lo stesso Daguerre abitava, si salvò miracolosamente il suo laboratorio chimico con tutte le ricette in esso contenute.
NICÉPHORE NIÉPCE
E a questo punto dobbiamo parlare di Nicéphore Niépce (1765-1833), quello che probabilmente dobbiamo considerare il vero padre della fotografia. Inventore e ricercatore, Niépce per molti anni si dedicò a studiare la sensibilità alla luce di diverse sostanze chimiche.
L'obiettivo era quello di ottenere un'immagine fissa utilizzando la luce solare, una camera oscura e la chimica.
Non intendo addentrarmi nei vari tentativi e sulle varie sostanze utilizzate nel tempo da Niépce. Basti dire che nel 1824 la camera oscura che Niépce aveva sistemato davanti alla finestra della sua casa di Gras, dopo otto ore di esposizione, produsse il piccolo miracolo della prima fotografia della storia. Per ottenere questo risultato Niépce aveva steso un sottile strato di bitume di Giudea (un impasto di bitume, argilla e trementina) sulla lastra da impressionare.
1827 - Veduta dalla finestra a Le Gras - La prima fotografia della storia.
Niépce chiamò la sua invenzione eliografia (scrittura col Sole). Purtroppo il nostro inventore si era terribilmente indebitato nelle sue ricerche e aveva un disperato bisogno di un finanziatore per poter proseguire gli esperimenti. Daguerre venne a conoscenza delle ricerche di Niépce perché entrambi si fornivano dallo stesso ottico. Daguerre era vivamente interessato perché anche lui aveva fatto ricerche nello stesso campo. Col suo fiuto per gli affari, decise subito di contattare Niépce e nel 1829 lo convinse a entrare in società con lui. Il processo per ottenere le fotografie era ormai pronto, lo scopo degli ulteriori studi era quello di ridurre il tempo di esposizione della lastra. Gli esperimenti proseguirono, ma purtroppo Niépce morì nel 1833.
Ormai è ampiamente documentato come il contributo inventivo di Daguerre alla nascita della fotografia sia stato nettamente inferiore a quello di Niépce, ma quando nel 1839 Daguerre presentò pubblicamente il dagherrotipo se ne prese anche tutto il merito, a partire dal nome.
Rovinato dall'incendio del Diorama, Louis Daguerre rese pubblica la "sua" invenzione. La Camera dei Deputati Francese approvò una ricca pensione vitalizia di 6000 franchi per Daguerre e di 4000 per il figlio di Niepce. In cambio Daguerre cedette allo Stato Francese il procedimento per fissare le immagini nella camera oscura.
Il mondo intero fu rapidamente attraversato da una vera e propria dagherrotipomania. Soprattutto si diffuse la moda dei ritrattti in dagherrotipo. Questi ritratti richiedevano al modello di stare immobile in pieno sole per almeno un quarto d'ora. Venivano poi custoditi in una cornice e protetti da un vetro per impedirne il deterioramento. Nella dagherrotipia l'immagine si realizza direttamente in positivo e non è replicabile.
Presto però la dagherrotipìa fu sopravanzata da altri metodi fotografici che utilizzavano il sistema negativo/positivo e che, a differenza del dagherrotipo, permettevano la riproduzione di più copie della stessa fotografia.
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